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Edizione 2011

 
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  QUARTO TRIMESTRE  
       

 

 

ANNO XXII N. 29 (2011) 

EDIZIONE ON LINE

Registrato al Tribunale di Firenze il 24 Aprile 1990 al n. 3961. Casella Postale 1215 - 50100 Firenze

direttore ALESSANDRO MAZZERELLI

 
 
     
  Monti dichiari in pubblico di aver chiuso coi poteri forti  
  Dalla Trilateral al Bilderberg: è ora che il premier chiuda i suoi rapporti con le lobby dei poteri forti. Queste organizzazioni influenzano di sicuro le scelte dell'esecutivo. Il problema coinvolge anche molti ministri

di Magdi Cristiano Allam



Nel caso di Mario Monti e del suo governo di banchieri e di tecnocrati il conflitto d’interesse è dirompente e pressoché generalizzato, eppure sembra che non scandalizzi più la nostra classe politica che ha scelto di auto-commissariarsi. 

Ebbene a noi cittadini italiani interessa assai perché se nel caso di Berlusconi il sospetto era legato al possibile vantaggio personale, nel caso di Monti la conseguenza concerne la perdita della nostra sovranità nazionale e la sottomissione dell’Italia ai poteri finanziari forti che si incarnano nelle istituzioni internazionali a cui lo stesso Monti aderisce con incarichi di responsabilità: Goldman Sachs, Commissione Trilaterale, Gruppo Bilderberg e Moody’s.

A dispetto del diniego di Monti espresso in Parlamento al momento della richiesta del voto di fiducia, noi possiamo documentare che lui fa parte di queste istituzioni. 

Gli chiediamo pertanto una dichiarazione pubblica in cui Monti affermi di non farne più parte e di non essere in alcun modo vincolato al perseguimento dei loro interessi che non solo non collimano ma sono in contrasto con l’interesse nazionale dell’Italia che Monti ha giurato di salvaguardare all’atto formale del suo insediamento.

In una brochure pubblicata in occasione della conferenza annuale organizzata dall’Eabis (Accademia europea dell’impresa nella società), svoltasi l’11 e il 12 settembre 2006 presso la sede della Scuola manageriale Sda Bocconi a Milano si elencano le cariche ricoperte da Monti nelle istituzioni che corrispondono ai poteri finanziari forti. 

Monti fin dal 2005 è consulente internazionale della Goldman Sachs, la più grande e potente banca d’affari al mondo.

Monti dal 2010 è membro del Consiglio direttivo del «club Bilderberg » (organizzazione che dal 1954 si riunisce una volta all’anno a porte chiuse e ai cui incontri, protetti da strettissime misure di sicurezza, partecipano, tra gli altri, i presidenti del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale e della Federal reserve; i presidenti di alcune tra le maggiori corporation mondiali quali Coca Cola, British Petroleum, Chase Manhattan Bank, American Express, Goldman Sachs, Fiat, Microsoft; vicepresidenti degli Stati Uniti, direttori della Cia e dell’Fbi, Segretari generali della Nato, senatori americani e membri del Congresso, primi ministri europei, capi dei partiti di opposizione, editori e direttori dei maggiori media mondiali).

Monti sempre dal 2010 è anche presidente del Gruppo europeo della «commissione trilaterale» altra organizzazione che tiene i suoi incontri in forma strettamente riservata, fondata nel 1973 dal magnate statunitense David Rockefeller, ufficialmente per favorire la cooperazione tra Europa, Stati Uniti e Giappone.

Monti nel 2010 risultava membro del «Comitato consultivo di alto livello per l’Europa» di Moody’s, una delle maggiori agenzie di rating al mondo.

Monti risulta essere il presidente della lobby belga «Bruegel», un think tank (gruppo che programma le strategie future) fondato nel 2005 che sta spingendo per l’unione fiscale dei paesi membri dell’Ue (ovvero per un ulteriore trasferimento di sovranità dagli Stati nazionali all’Unione Europea), composto da esponenti di spicco di 16 Stati e 28 multinazionali, alcune delle quali sono frequentatori abituali di altri club privati: Microsoft, Google, Goldman Sachs, Samsung, la Borsa di New York (Nyse), Unicredit.

Dal momento che le suddette organizzazioni, le cui riunioni avvengono con la sola partecipazione dei membri e degli invitati e sono rigorosamente interdette agli estranei, esercitano un’influenza ed un condizionamento crescente sull’opinione pubblica e le dinamiche politiche degli Stati nazionali (al punto che secondo alcuni sarebbero ormai quelle le vere sedi decisionali del pianeta, le assemblee legislative essendo ridotte a ruolo di facciata), il fatto che ad esse partecipino, addirittura con ruoli dirigenziali, alti esponenti delle istituzioni non eletti dal popolo italiano ed imposti con metodi ampiamente discutibili, sfruttando situazioni di emergenza create ad hoc dagli stessi soggetti che poi propongono le soluzioni, non può non destare estrema preoccupazione.

Da qui l’esigenza che Monti chiarisca senza ambiguità e reticenze che si è dimesso dagli incarichi ricoperti in tali organizzazioni e, conformemente al giuramento prestato, eserciterà le sue funzioni«nell’interesse esclusivo della nazione». 

Il conflitto d’interesse è esteso anche a diversi ministri del governo Monti che ricoprivano incarichi in istituti di credito bancario e che mantengono la proprietà delle azioni anche se si sono dimessi dalle loro cariche dopo la nomina nel Governo: Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico e Infrastrutture, era l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo. 

Elsa Fornero, ministro del Lavoro, delle Politiche sociali e delle Pari opportunità, è stata vicepresidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo. 

Francesco Profumo, ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, ha fatto parte dei Consigli di amministrazione di Telecom Italia, di Pirelli e di Fidia. 

Piero Gnudi, ministro del Turismo e dello Sport, ha ricoperto la carica di consigliere in Unicredit, in Astaldi e nel Gruppo 24 ore. 

Piero Giarda, ministro dei Rapporti con il Parlamento, è stato membro dei consiglio di sorveglianza del Banco Popolare. 

Paola Severino, ministro della Giustizia, è stata il legale di Francesco Gaetano Caltagirone, Cesare Geronzi, Romano Prodi e Giovanni Acampora. 

Monti sappia che facciamo sul serio.

Non ci accontenteremo delle battute fatte il 18 novembre alla Camera richiedendo il voto di fiducia («Di poteri forti in Italia non ne conosco, magari l’Italia avesse un po’ più di poteri forti»). 

O dichiari pubblicamente di non far più parte dei poteri finanziari forti che hanno realizzato con successo il colpo di Stato finanziario prima in Grecia e poi in Italia, oppure si assumerà le sue responsabilità morali, politiche e legali di fronte al popolo italiano che non avrà titolo per governare.
 
  Una Considerazione...  
 

Sabato pomeriggio avremo il centro invaso dai senegalesi.
Ma per me c'è solo da ammirarli e prendere esempio: sono stati uccisi due di loro e saranno in migliaia a manifestare.
Se fosse accaduto il contrario la gente se ne sarebbe fregata. Quando c'è da affermare la nostra identità questo popolo di merda se ne lava le mani. A questo punto diventa giusto e naturale che un popolo che non ha coscienza etnica né senso di identità sia invaso e soppiantato da chi ce l'ha.
I toscani sono davvero un popolo di merda, come gli italiani.

Che tristezza.

Giovanni di San Frediano

 
 

Effettivamente, un caro amico mi parlava della visione della UE quale Super- Stato di derivazione sovietica. A questo punto, la domanda è lecita: ma ci credete Voi all'epopea di Gorbaciov e della perestrojka?

 
  Da www.disinformazione.it:

Angela Merkel, una neo-conservatrice alla Presidenza dell’Unione Europea 
Thierry Meyssan – tratto da www.voltairenet.org/article144629.html#auteur29 

Mentre Angela Merkel assume la presidenza dell'Unione europea nel primo semestre 2007, Thierry Meyssan ritorna sul percorso sorprendente di questa responsabile della propaganda comunista della RDA diventata cancelliere cristiano democratica della Germania riunificata. 
Sottolinea i suoi legami assunti con i neo-conservatori e la sua concezione di una leadership degli Stati Uniti in Europa 


Angela Merkel e George Walker Bush 

Angela Merkel è nata nel 1954 ad Amburgo (Repubblica Federale tedesca). Poco dopo la sua nascita, la famiglia fece la scelta poco comune di passare all'Est. Suo padre, pastore della chiesa luterana, fonda un seminario nella Repubblica Democratica tedesca e dirige una casa per handicappati. Si astiene da ogni critica pubblica contro il regime ed usufruisce di uno statuto sociale privilegiato: dispone di due automobili e si muove spesso all'Ovest. 
Angela Merkel prosegue gli studi brillantemente, fino al suo dottorato in fisica. Sposa un fisico, Ulrich Merkel, di cui divorzia rapidamente. Quindi, si trasferisce con il professore Joachim Sauer, divorziato pure lui, ma già padre di due bambini. La Sig.ra Merkel diventa ricercatrice in fisica quantistica all'Accademia delle Scienze. 

Contemporaneamente, si impegna in politica dentro la Freie Deutsche Jugend (gioventù libere tedesche), l'organizzazione di inquadramento dei giovani devoti allo Stato. Sale di grado al punto da diventare segretario del dipartimento agitazione e propaganda. Diventa una delle principali esperti in comunicazione politica della dittatura socialista. A titolo professionale e politico, viaggia spesso nell'ambito del blocco sovietico, in particolare a Mosca, ancor più parla correttamente il russo. 

Benché sia stata auspicata e preparata da tempo, la caduta del muro di Berlino, nel novembre 1989, sorprende tutte le cancellerie. La CIA tenta di costituire il cambio reclutando responsabili del "ancien régime" che accettano di servire gli Stati Uniti come lo fecero per l'URSS. 
Un mese più tardi, Angela Merkel volta gabbana e senza avvertire passa con armi e bagagli al Demokratischer Aufbruch (Risveglio Democratico), un nuovo movimento ispirato della democrazia cristiana tedesco-occidentale. Occupa immediatamente le stesse funzioni precedenti, tranne che il posto è intitolato secondo il vocabolario tedesco-occidentale: "incaricata delle relazioni con la stampa". 

Tuttavia, sembra che il presidente del Demokratischer Aufbruch, Wolfgang Schnur è un ex collaboratore della Stasi, la polizia politica della dittatura socialista. La Sig.ra Merkel stessa annuncia alla stampa queste notizie dolorose che costringono il sig. Schnur a dimettersi e gli permettono di prendere il suo posto alla presidenza del movimento. 
Al termine delle ultime elezioni legislative della RDA, entra al governo di Lothar de Maizière, di cui ne diventa il portavoce, benché Demokratischer Aufbruch abbia raccolto soltanto lo 0,9% dei voti. Soprattutto, in questo periodo transitorio, partecipa attivamente ai negoziati "2+4" che mettono fine allo statuto quatripartitico di Berlino e all'occupazione alleata, come pure ai negoziati in previsione della riunificazione tedesca. Per evitare, dice lei, un esodo massiccio dall'Est verso l'Ovest, ella si applica a fare entrare senza indugio nella RDA nell'economia di mercato e la zona Marco. 


Angela Merkel e Ehud Olmert 

Al suo fianco, il compagno, Joachim Sauer, lavora nella ditta statunitense Biosym Technology. Passa un anno a San Diego (California) nel laboratorio di questa società che collabora col Pentagono. Resterà successivamente come esperto presso Accelrys, un'altra società di San Diego collaboratrice del Pentagono. A suo fianco, Angela Merkel perfeziona il suo inglese. 
Una volta sciolta la RDA nella RFA e Demokratischer Aufbruch nel Christlich Demokratischen Unione (CDU - Unione dei cristiani democratici), Angela Merkel è eletta deputato al Bundestag ed entra nel governo di Helmut Kohl. Benché quest'ultimo nonostante le tradizioni, sceglie questa giovane donna venuta dall'Est, divorziata, senza figli e convivente, come Ministro della famiglia, della Gioventù e della condizione delle donne. 

In 14 mesi, la responsabile comunista della propaganda delle gioventù della RDA è diventata Ministro cristiano democratico della gioventù della RFA. D'altra parte, lascerà un magro bilancio nel suo primo ministero. 
Proseguendo la sua carriera all'interno della CDU, Angela Merkel tenta invano di farsi eleggere alla presidenza regionale del partito di Brandeburgo. Tuttavia, Lothar de Maizière, che è diventato vicepresidente nazionale del partito, e accusato di relazioni lontane con la polizia politica tedesca dell’est deve dimettersi. La Sig.ra Merkel lo sostituisce. 

Nel 1994, il Ministro dell'ambiente, della Protezione della natura e per la sicurezza nucleare, Klaus Töpfer, viene nominato alla direzione del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, al termine di un lunga braccio di ferro che lo oppone alla Federazione delle camere di commercio e d'industria (DIHK). Questi ultimi gli rimproverano di sottovalutare le realtà economiche. Helmut Kohl nomina allora la sua protetta per sostituirlo mettendo così fine alla crisi. Subito dopo il suo arrivo al ministero, fa pulizia allontanando gli alti funzionari rimasti fedeli al suo predecessore. 

È a questo periodo che fa amicizia con il suo omologo francese, Dominique Voynet. 
Nel 1998, il cancelliere Kohl fa sapere agli Stati Uniti la sua opposizione ad un intervento internazionale in Kosovo. Mentre i democratici sociali di Gerhard Schröder e i Verdi di Joschka Fischer comparano Slobodan Milosevic ad Adolf Hitler e chiedono la guerra umanitaria. 
La stampa atlantica allora si scatenò allora contro il cancelliere attribuendogli le difficoltà economiche del paese a seguito della riunificazione. I cristiani democratici sono scappati dall'ondata rosso-verde delle elezioni di settembre 1998. Schröder accede alla cancelleria e nomina Fischer, Ministro degli Esteri. 

Tuttavia, appare che Helmut Kohl e la sua guardia ravvicinata ha accettato finanziamenti occulti dal CDU, ma rifiuta di rivelare i nomi dei donatori per rispettare la parola data.
Angela Merkel pubblica allora un’editoriale coraggioso nello Frankfürter Allgemeine Zeitung (1) pur distanziandosi dai suoi mentori. In questo modo, ha costretto Helmut Kohl a ritirarsi dal partito, quindi il presidente del CDU, Wolfgang Schäuble, a dimettersi. In nome della morale pubblica, si è impadronita così della presidenza del partito. Lungo la strada, si è conformata alla morale cristiana democratica sposando il suo compagno. 

Ormai Angela Merkel è pubblicamente sostenuta da due gruppi mediatici. 
Può contare su Friede Springer, erede del gruppo Axel Springer (180 giornali e riviste di cui Bild, Die Welt...). I giornalisti del gruppo sono obbligati a firmare una clausola editoriale che precisa che devono lavorare allo sviluppo dei legami transatlantici e alla difesa dello Stato di Israele. 
Angela Merkel può anche contare sulla sua amica Liz Mohn, direttrice del gruppo Bertelsmann, numero uno dei mass media in Europa (gruppo RTL, gruppo Prisma, gruppo Random House ecc.). 

La Sig.ra Mohn è anche vice presidente della fondazione Bertelsmann, pilastro intellettuale dell’atlantismo europeo. 
Angela Merkel s’appoggia sui consigli di Jeffrey Gedmin, il suo collegamento a Berlino del clan Bush. Questo lobbista ha inizialmente lavorato all’American Enterprise Institute (AEI) (2) sotto la direzione di Richard Perle e della signora Dick Cheney. Incoraggiò vivamente la creazione dell'euro a parità con il dollaro. Nell'ambito dell’AEI, ha diretto la Nuova iniziativa atlantica (NAI) che riuniva tutti quelli che contano tra generali e politici filoamericani in Europa. 

Quindi ha partecipato al Progetto per un Nuovo Secolo Americano (PNAC) ed ha redatto il capitolo sull'Europa nel programma dei neo-conservatori. Vi segnala che l'Unione europea deve restare sotto l'autorità della NATO e che ciò non può essere realizzato che "scoraggiando gli appelli europei all'emancipazione" (3). Infine, è amministratore del Consiglio della Comunità Delle Democrazie (CCD) (4), che raccomanda un'ONU a due marce, ed ha preso la direzione dell'Aspen Institute di Berlino (5). Successivamente, ha declinato l'offerta del suo amico John Bolton (6) per diventare ambasciatore aggiunto degli Stati Uniti all'ONU in modo da dedicarsi esclusivamente all’inquadramento di Angela Merkel 

Nel 2003, il dipartimento di Stato affida a Jeffrey Gedmin e Craig Kennedy un vasto programma di "diplomazia pubblica", cioè di propaganda, che include le sovvenzioni segrete a giornalisti e opinionisti in Europa occidentale (7). 
Nel 2003, il cancelliere Gerhard Schröder si oppone all'operazione anglosassone in Iraq. Angela Merkel pubblica allora un’editoriale coraggioso nel Washington Post (8) nel quale, confuta la dottrina Chirac-Schröder d'indipendenza dell'Europa, affermando la sua gratitudine e la sua amicizia all'America", e sostiene la guerra. 
Nel maggio 2004, rimescola le carte imponendo l'elezione alla presidenza della Repubblica Federale di Germania del banchiere Horst Köhler, principale redattore del Trattato di Maastricht e artefice dell'euro, presidente della BERD (Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo) e direttore del FMI (Fondo Monetario Internazionale). Poi, lancia una campagna "patriottica" contro l’islamismo radicale. 

Lunga tutta la campagna legislativa del 2005, la Merkel stigmatizza l'aumento della disoccupazione e l’incuria dei socialisti democratici nel diminuirla. La CDU avanza di 21 punti nei sondaggi. E’ allora che il suo consigliere occulto, Jeffrey Gedmin, l’interpella in una lettera aperta pubblicata da Die Welt. Dopo avere criticato il modello economico tedesco, egli scrive: "Prima di fare avanzare il paese, dovete superare intellettualmente quest'individui nostalgici che trascinano i piedi. Se Sarkozy succede a Chirac, forse la Francia conoscerà uno sviluppo. Sarebbe spiacevole che la Germania continuasse a regredire". Rispondendo a quest'invito, Angela Merkel rivela le sue soluzioni. Mette davanti uno dei suoi consulenti, l'ex-giudice alla Corte costituzionale Paul Kirchhof, ed il gruppo dell'iniziativa Neue Soziale Marktwirtschaft (l'iniziativa per la nuova economia sociale di mercato) (9). Annuncia la soppressione della progressività dell'imposta sul reddito: il tasso sarà lo stesso per quelli che hanno soltanto il necessario e coloro che vivono nel superfluo. Il cancelliere uscente, Gerhard Schröder critica duramente questo progetto in occasione di un dibattito televisivo. Il vantaggio del CDU è polverizzato. In definitiva, la CDU ottiene il 35% dei voti e la SPD 34 %, il resto si è disperso tra le piccole formazioni. I tedeschi non volevano più Schröder, ma nemmeno la Merkel. Al termine di lunghe e penose trattative, una grande coalizione è costituita: Angela Merkel è cancelliere, ma deve cedere la metà dei ministeri all’opposizione. 

Impose la partecipazione di un contingente tedesco alla forza multinazionale comandata dagli Stati Uniti in Afghanistan. Quindi, in occasione dell'intervento israeliano in Libano, impone uno spiegamento navale tedesco nell'ambito della FINUL dichiarando: "se la ragione di essere della Germania è di garantire il diritto all'esistenza di Israele, non possiamo dire, ora che quest'esistenza è minacciata, che non facciamo nulla".
Dal 1° gennaio 2007, la signora Merkel presiede l'Unione europea. Non fa mistero della sua intenzione di spingere Francia e i Paesi Bassi ad accettare l'equivalente del progetto di Trattato costituzionale che hanno respinto nel referendum; né della sua intenzione di rilanciare il progetto di fusione tra la zona di libero scambio nord-americana e la zona di libero scambio europea per creare un "grande mercato transatlantico", secondo la vecchia formula di Sir Leon Brittan 

Thierry Meyssan 
[1] Frankfürter Allgemeine Zeitung, 22 décembre 1999.
[2] « L’Institut américain de l’entreprise à la Maison-Blanche », Réseau Voltaire, 21 juin 2004. 
[3] « Europe and NATO : Saving the Alliance » par Jeffrey Gedmin in Present Dangers. Crisis and Opportunity in American Foreign and Defense Policy sous la direction de Robert Kagan et William Kristol, Encounter Books, 2000. 
[4] « La démocratie forcée » par Paul Labarique, Réseau Voltaire, 25 janvier 2005.
[5] « L’Institut Aspen élève les requins du business », Réseau Voltaire, 2 septembre 2004. 
[6] « John Bolton et le désarmement par la guerre », Réseau Voltaire, 30 novembre 2004. 
[7] « Selling America , Short » par Jeffrey Gedmin et Craig Kennedy, The National Interest n°74, Hiver 2003. 
[8] « Schroeder Doesn’t Speak for All Germans » par Angela Merkel, The Washington Post, 20 février 2003. 
[9] Ce think tank se réclame de l’économie sociale de marché mise en place par le chancelier Ludwig Erhard dans les années 1963-66 en s’appuyant sur le Plan Marshall. 

 
  INIQUITALIA  
  Sentite questa.  Solite contravvenzioni stradali.  Tante da dimenticarsene…. Ma state tranquilli,  la cosiddetta “Equitalia”  non le dimentica mai… Si da il caso che una era fuori del mondo, talmente fuori, che il Comune di Firenze scrive:  “ Le comunichiamo che questa Direzione ha disposto l’archiviazione dell’intero provvedimento sanzionatorio a suo carico, mediante l’immediato e definitivo discarico delle somme indicate.” Siccome le contravvenzioni erano due, mi reco dalla cosiddetta Equitalia per pagare la rimanente.  Pago e vedo che mi danno due ricevute.   Una  - sbalordisco - è relativa al pagamento di un centesimo per “mora” sulla contravvenzione tolta  “…a definitivo discarico sulle somme indicate”.  Domando agli anziani, in coda a pagar contravvenzione per conto dei figli e dei nipoti: “ Come si spiega questo centesimo…”   Risposta rassegnata :  Lo fanno sempre, ma nessuno protesta…”  Insomma nessuno protesta per i centesimini, che come coriandoli si trovano dispersi su i marciapiedi.  Ma attenzione, le persone che transitano dalla cosiddetta “Equitalia” ogni anno sono decine di migliaia e il “grattato” non è affatto irrilevante.  Che dire:  “Equitalia” oltre che “iniqua” è anche ladra ?  
  PUNTA DI SPILLO: A PROPOSITO del presidente NAPOLITANO  
 

Sarò franco, a me il presidente della repubblica mi è sempre stato profondamente antipatico e per lui ho sempre provato profonda disistima. E’ sempre stato un comunista molto scaltro, si collocò strumentalmente alla destra del partito per coprire meglio, come disse - a suo confronto - quel sant’uomo di Craxi,  il finanziamento del PCI, proveniente dal sangue degli operai sovietici.  Tradì quindi  l’Italia,  a servizio dell’imperialismo sovietico, di cui, per i fatti di Budapest,  fu grande estimatore. Eletto, sulla base di ventimila voti che non si sa se vi furono, vuole dare la cittadinanza ai figli dei clandestini extracomunitari. In questo dobbiamo riconoscere la sua grande coerenza. Non è forse vero che al Festival de “L’Unità” di Campi Bisenzio, nell’A. D. 1988, intorno al gazebo della Filcams- CGIL  fu detto:  “Compagni, non preoccupiamoci più di tanto per gli avvenimenti dell’Est… Dal prossimo anno faremo arrivare in massa gli extracomunitari, ci serviranno per rilanciare la lotta di classe , disarticolando  l’Occidente e la chiesa cattolica. “  Grazie presidente….apprezzo la sua coerenza…

                                                                     Alessandro Mazzerelli

 

 

Firenze,  23 novembre 2011

 

 
  PUNTA DI SPILLO, ECCO UN IPOCRITA.  
 

  Qualche giorno fa,  ad Assisi, ho avuto modo di conoscere un tizio, che inviatole le clamorose verità di Gilberto Oneto sull’invasione extracomunitaria, da noi commentate nel comunicato ufficiale n° 186, si è permesso di contestarle in forza di argomentazioni talmente false che mi hanno fatto venire il mal di stomaco e che evito di comunicarvi.  Ma il tizio chi è ?  E’ un sindacalista della CISL di Vercelli distaccato dal lavoro …. Allora è tutto chiaro , si tratta di uno di quei  farabutti  che - come buona parte degli extracomunitari – vivono sulle spalle dei nostri Ultimi e hanno ridotto la regione geografica italiana ad un cesso.

 

                                                                             Alessandro Mazzerelli

 
 
  da italiachiamaitalia.it  
  da italiachiamaitalia.it:
C’è stato un uomo che ha avuto il coraggio di dirlo, e dirlo ad alta voce dinanzi a tutti quegli uomini correi di aver causato la crisi monetaria, finanziaria e speculativa che oggi viviamo. Nigel Farage ha preso la parola a Bruxelles e ha attaccato senza remore i responsabili del disatro che oggi i cittadini degli Stati Europei stanno pagando di tasca loro, senza avere nemmeno realmente capito per chi o per cosa stanno pagando, certamente per colpe non loro. Sornione, Schulz se la rideva mentre Farage attaccava la sua Germania e il modo con cui l’Italia e Berlusconi sono stati sbeffeggiati e commissariati con un metodo che tutto ha tranne che i tratti somatici di una democrazia. Ve lo ricorderete quest’uomo, vero? E’ colui che attaccò ferocemente, anni orsono, il nostro ex Presidente del Consiglio nel suo precedente governo.
Diamo luce a questo episodio accaduto qualche giorno fa, per provare a riaccendere un barlume di speranza che, ahimè, in molti tengono spento già da troppo tempo. Se c’è ancora non solo chi lotta ma addirittura chi ha il coraggio di erodere dall’interno un sistema ormai consolidato, rischiando di essere fucilato dai propri pari, vuol dire che vale ancora la pena di credere e di non spegnere quella fiamma che arde nel cuore di ogni militante fedele alla propria Nazione, che non smette di sognare di potere in qualche modo contribuire a cambiare le cose. Certo è che non ci si alza la mattina e non si pretende di entrare in Parlamento e cambiar tutto con la bacchetta magica. Ma se crescesse la coscienza nei cittadini ed iniziassimo tutti dal nostro vicino di casa a ribadire alcuni concetti, tanto semplici quanto spesso dimenticati che sono alla base di una democrazia occidentale e progredita come si vuol intendere la nostra, recupereremmo certo la dignità di Stato Sovrano.
L’Italia ha tutte le carte in regola per essere una primissima economia ed una primissima "donna" al pari di Francia e Germania. Abbiamo le migliori menti, la storia, la cultura, il lusso, il tessile. Abbiamo grandi società, aziende, risorse sul territorio straordinarie che se solo venissero sfruttate ci lancerebbero di diritto nella costellazione dei migliori. Quello che ci manca è l’orgoglio. La consapevolezza delle nostre capacità, della nostra forza, della nostra dignità di Nazione. In un Paese tanto bello quanto incapace di funzionare come l’Italia, dove si parla ancora di Nord e Sud da dividere, si sottovaluta l’enorme potenziale che abbiamo in grembo. E’ giunto il momento che arrivi una spinta dal basso, dalla società civile stanca di subire indifferente gli schiaffi dell’Europa, e che questa arrivi ai nostri Rappresentanti supini ed inermi. Pound diceva: "Credo nelle idee che diventano azioni". Proviamo ad imitarlo.


 
 

A PROPOSITO DI UN CONVEGNO DI GRANDE INTERESSE

Pontedera (Pisa) – Sala Carpi – 8 ottobre 2011
 
 

 

Un pubblico numeroso e molto attento ha seguito l’ultima delle trentotto conferenze che hanno affrontato le Profezie di Barbiana e la sesta in occasione della presentazione di  “ Parole Eterne del mio Amico don Lorenzo Milani,  Profeta in Barbiana”.  (Alessandro Mazzerelli, Ediz. “Il Cerchio”,  Rimini,  dicembre 2010 ).  L’evento si è svolto sotto l’egida della  Casa Editrice  Tagete Edizioni  e la quinta edizione del FESTIVAL DELLA LETTERATURA INDIPENDENTE  ed ha ottenuto il patrocinio della  Provincia di Pisa, dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Pontedera, della “Bibliolandia”,  ecc, ecc…

 

  La conferenza è stata introdotta dal Prof. Mario Bernardi Guardi, giornalista e saggista, a Pontedera molto noto per il suo servizio di gran merito presso il più importante  Istituto scolastico locale.  Profondo conoscitore della  “questione don Milani”, segue la testimonianza di  Mazzerelli da almeno un decennio. Il suo intervento, come al solito molto chiaro, ma anche molto profondo, esalta la coerenza sacerdotale del Profeta e fa intuire le  profonde ragioni che portarono all’incontro  del  31 luglio 1966  fra don Milani e Mazzerelli  e alla conseguente stesura del Decalogo di Barbiana.

 

  Mazzerelli  dopo essersi complimentato con gli organizzatori  e i promotori dell’incontro, ricorda come già un Ente pubblico, il  Comune di Barberino di  Mugello,  abbia onorato il Profeta  approvando  un Ordine del Giorno consiliare contenente l’intero Decalogo.  Concentra poi il suo discorso su i singoli punti di quell’immortale documento,  evidenziandone la portata storica  che “non ha limiti né di tempo, né di spazio”.  Ricorda poi la Profezia del vero  Federalismo  che, nel momento delle migrazioni di massa e dell’imperialismo  mondialista della finanza speculativa “che   non ha più “patrie” , né “tradizioni”, né “identità”,  risulta di impellente necessità,  “se vogliamo evitare:  l’inferno sulla terra. ” “ Gli imperialisni ?  - si domanda il Profeta – Ci vorrebbero ventimila sammarini per eliminarli. Il mondo cambierebbe radicalmente in meglio, sarebbero protette le culture e le identità. Sostanzialmente sarebbe protetta anche la pace, perché le guerre diverrebbero guerricciole.” Il terzo aspetto profetico di cui ha trattato, è stato intorno alla tremenda conclusione delle Profezie : “ … non farti illusioni, prima che le masse si accorgano che abbiamo ragione scorrerà molto sangue e sia la degenerazione morale che quella politica giungeranno a livelli di incredibile bassezza.”   “Che vuol dire ?  - Si è domandato Mazzerelli -  “ L’Umanità  è ai margini di un abisso di cui non si vede il fondo ?  Spero di no, ma temo di sì, anche considerando che la stragrande maggioranza delle Profezie sono già scientificamente costatabili… “  Ricorda, infine, che don Milani  gli chiese insistentemente di “non tradirlo” ed  afferma:  “Il 31 luglio di quarantacinque anni or sono, il Profeta mi ha consegnato una croce pesantissima, ho sbandato, qualche volta mi sono contraddetto, ma credo di non averLo mai tradito… Ho comunque tenuto in mano una torcia che illumina le tenebre dell’oggi.”

 

 

  Manrico Casini Welca , dirigente del Centro Formazione e Ricerca Don Lorenzo Milani e Scuola di Barbiana di  Vicchio di Mugello, dopo aver ricordato il ruolo storico della Scuola di Barbiana, come strumento di riscatto degli Ultimi, ha messo in luce la  “perfetta coerenza” che intercorse tra  “l’intransigenza  morale e sacerdotale di Lorenzo” che chiede a Mazzerelli  di “non tradirlo” e la  “testimonianza quarantacinquennale” dello stesso  Mazzerelli.  Si scusa pubblicamente, a nome di tutti i veri  Amici del Profeta, per aver lasciato la “testimonianza di Alessandro in solitudine per interi decenni”. “ Ma oggi – ha proseguito l’oratore – tutto è chiaro.”  Don  Milani , nel corso dell’ultimo anno della sua vita , fece aderire tutti i suoi ragazzi all’Associazione Giovanile “Forza del Popolo”,  fondata dal Mazzerelli nel 1962. Dettò a lui le sue immortali Profezie e gli fece promettere solennemente di  non “tradirlo”. Scrisse una lettera, in cui disse di essersi trovato d’accordo con  “il ragazzo del PSI” , ma il documento, come ha ricordato lo stesso Mazzerelli nel suo intervento, era scomparso per quarant’anni … Poi è stato riscoperto e pubblicato per merito del noto anziano, ma valoroso giornalista,  il Prof. Giorgio Pecorini.  

 

 

   Il  qualificato pubblico, che vedeva anche la presenza del Vice Sindaco di Pontedera e dell’Assessore alla Cultura,  ha manifestato il suo vivo apprezzamento e, per certi versi, la sua grande meraviglia,  per  la brillante iniziativa  della Tagete  Edizioni.

 

 

 

                                                                                      Carlo Barsotti

                                                                                Portavoce del Comitato

 

 

 

 

 

Pontedera (Pisa), 11 ottobre 2011

 

 

 
  L’ATTACCO FINALE ALLA NOSTRA IDENTITA’  
 

 

I nomi:

 

Acli, Arci, Asgi-Associazione studi giuridici sull’immigrazione, Caritas Italiana, Centro Astalli, Cgil, Cnca-Coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza, Comitato 1° Marzo, Emmaus Italia, Fcei – Federazione Chiese Evangeliche In Italia, Fondazione Migrantes, Libera, Lunaria, Il Razzismo Brutta Storia, Rete G2 - Seconde Generazioni, Tavola della Pace e Coordinamento nazionale degli enti per la pace e i diritti umani, Terra del Fuoco, Ugl Sei;l’editore Carlo Feltrinelli;il Sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio.

 

Cosa promuovono?

  1. la modifica delle regole sulla cittadinanza, che vuol dire dimezzamento dei tempi della naturalizzazione, facendola scattare dopo cinque anni di residenza.
  2. lo scardinamento del fondamentale principio dello Ius Sanguinis, in favore dello ius soli:  acquisirà la cittadinanza chi nasce da un genitore regolarmente in Italia da almeno un anno o da un genitore nato in Italia, ma anche chi frequenta qui un ciclo scolastico o, arrivato quando ha al massimo dieci anni in Italia, vi rimane fino alla maggiore età.
  3. la  modifica del diritto di voto che prevede l’elettorato attivo e passivo alle elezioni circoscrizionali, comunali, provinciali e regionali per gli immigrati che risiedono in Italia da cinque anni.

Ecco i nemici dei Toscana e dei Toscani, che tradiscono la propria Terra, che non esitano, sulla pelle dei nostri Ultimi, a sostenere, insieme a chi vuole manodopera a basso costo, il colpo finale alla nostra Identità, per interessi politici (nuovi voti) e confessionali (nuovi fedeli).

 

IL MAT non tradisce la propria Terra e la propria Gente.

 

Il MAT è a fianco di tutte le Genti e gli Uomini Liberi che si oppongono ai criminali globalisti che vogliono la distruzione dei Popoli.

 

AD OGNI POPOLO LA SUA TERRA, AD OGNI TERRA IL SUO POPOLO!

 

TOSCANA LIBERA NELL’EUROPA DEI POPOLI!

 
 
  Il tribunale censura chi svela le coop  
 
Non importa se la notizia non è diffamatoria. Ciò che conta è che abbia comunque arrecato un danno alle coop. E pertanto, quel danno, inquadrato come concorrenza sleale va punito e censurato fino a “bruciare” il libro che lo ha prodotto.

E’ questo il senso della sentenza del Tribunale di Milano
, sezione civile, che il 14 settembre scorso ha condannato il patron di Esselunga Bernardo Caprotti al pagamento di 300mila euro a Coop Italia, la centrale dei colossi cooperativi della grande distribuzione. Finisce così con una sentenza insolita, uno dei round della querelle che da decenni ormai oppone le coop a Caprotti, anche con sentenze in passato a lui favorevoli.

Due mondi e due visioni contrapposte del mercato nello stesso mondo
fatto di surgelati e detersivi, dove la guerra non solo commerciale ha assunto rilievi culturali e politici, soprattutto dopo la pubblicazione da parte di Caprotti del libro “Falce e Carrello”.

Un testo scomodo, politicamente scorretto,
dove Caprotti non fa altro che raccontare al lettore le vicissitudini che la sua azienda ha passato quando ha deciso di mettersi in concorrenza con le coop, secondo le regole del libero mercato, e andare ad aprire, soprattutto in Emilia Romagna, Liguria e Toscana, i suoi superstore. Praticamente in casa del “nemico” e con l’ombra delle amministrazioni rosse piegate a favore delle coop.

Caprotti in quel libro racconta, senza accusa di smentita,
aneddoti che fanno ormai parte della storica battaglia tra il sistema cooperativo e l’azienda dell’86enne imprenditore brianzolo. Aneddoti che, pur non essendo riconosciuti come diffamatori dal giudice, sono comunque sleali e pertanto da punire.

Con la decisione di ritirare dal commercio il libro,
il giudice ha poi introdotto un tema che non mancherà di fare discutere: spariti i roghi sulla pubblica piazza oggi ci si accontenta di un burocratico ritiro dagli scaffali delle librerie. Il risultato però è sempre lo stesso: l’odiata censura, che in Italia ha visto in dieci anni, appena due libri all’indice. Con questo, tre.

Ma andiamo con ordine. Il libro, edito da Marsilio nel 2007 e corredato da una prefazione di Geminiello Alvi e da un’appendice del giornalista Stefano Filippi (anche loro condannati con Caprotti per illecita concorrenza) è raccontato in prima persona da Caprotti, che illustra il sistema con cui le coop della grande distribuzione hanno letteralmente messo i bastoni fra le ruote a Esselunga.

Secondo il giudice monocratico che ha emesso la sentenza però,
gli scritti, potranno anche essere offensivi, ma non sono diffamatori, come invece sostenuto da Coop Italia, che in nome di tutte le altre coop della gdo, aveva portato avanti una delle cause con l’accusa di diffamazione e concorrenza sleale. Dunque si tratta di un'inchiesta giornalistica a tutti gli effetti, legittimata dal diritto di critica e di cronaca garantito dall’articolo 21 della Costituzione. Un articolo che viene sbandierato ogni qual volta la libera-stampa-anti-bavaglio vuole rimarcare la propria indipendenza dai “padroni del vapore”.

In questo caso però, si registra la totale assenza di commenti e prese di posizione
da parte dell'ordine dei giornalisti, per il quale evidentemente ci sarebbero libertà e libertà. A questo punto sorge il quesito: come fa una cronaca-critica rispettosa dell’articolo 21 ad essere sottoposta a censura? Non è una contraddizione? E come si sposa questo concetto con il gran parlare di libertà d'informazione che sentiamo dai soliti soloni?

In attesa che qualcuno ci illumini è bene ripercorrere la storia del libro
di Caprotti per comprendere qual è la posta in gioco nella lotta a colpi di querele e richieste di risarcimenti tra Coop e Esselunga.

E nello specifico ricordare due dei tanti episodi
su cui Caprotti costruisce il suo pesante j'accuse al sistema. I più eclatanti. Il primo è relativo ad un terreno in via Canaletto a Modena che Esselunga, con un socio controllava per l’82%. Per la restante parte intervenne Coop Estense che si aggiudicò all’asta quel piccolo appezzamento a peso d’oro, quattro volte il suo valore. Il motivo? “Stoppare il concorrente Esselunga”. Così titolarono i giornali locali negli anni ’90 quando emerse la querelle. Divenuta proprietaria di quella porzione minoritaria di terreno, Coop Estense fece rimettere in discussione il piano particolareggiato del Comune, pretendendo che le venisse attribuito il supermercato. A nulla valsero i diritti edificatori di Caprotti. Quel terreno è ancora a Modena incolto, abbandonato per impedire all’odiato concorrente di edificare il superstore.

Cambiando provincia, precisamente a Bologna, in quel di Casalecchio di Reno,
Caprotti racconta poi la surreale vicenda di un terreno acquistato da Esselunga, nel quale, malauguratamente è il caso di dire, vennero trovati dei resti etruschi, che fecero immediatamente stoppare i lavori. Seguirono mesi di snervanti trattative tra Caprotti, la Sovrintendenza e il Comune. Niente da fare: i resti andavano tenuti in loco. Così Caprotti decide di abbandonare l’area. Ma alcuni mesi più tardi, si scopre che Coop Adriatica aveva acquistato quel terreno e ottenuto dai Beni culturali lo spostamento in altro loco di quei reperti archeologici. Perché? E’ questo il cuore del libro di Caprotti.

L’intreccio con le amministrazioni rosse e la cinghia di trasmissione
tra il Pci-Ds-Pd e il mondo cooperativo non si era mai interrotta. La cosiddetta cinghia nacque nel 1946 a Reggio Emilia, quando Togliatti per sedare gli ormai imbarazzanti crimini del triangolo della morte, fece il famoso discorso al teatro Valli dei “Ceti medi ed Emilia rossa”, in cui inquadrava le “plebi rurali povere” nelle cooperative, nelle Camere del lavoro, nelle sezioni di un partito politico nazionale (il Pci) che avevano “acceso nell’animo loro la fede inestinguibile di un avvenire migliore, nella redenzione del lavoro da ogni sfruttamento e da ogni oppressione”.

Incominciava così un rapporto, quello tra il mondo cooperativo e il Pci,
che si è retto fino ad oggi tra commistioni e uomini di fiducia che negli anni sono passati da questi a quelli, dalla politica alla cooperazione, secondo un metodo clientelare sotto gli occhi di tutti. Un rapporto che ha costruito il monopolio delle coop, non solo della grande distribuzione, in Emilia e in altre regioni rosse e che ha retto a tutti gli urti.

Anche ai tentativi di Caprotti di insediarsi in un mercato molto, ma molto rischioso.
E’ lo stesso Caprotti a raccontarlo nel libro, del quale a questo punto non si capisce più se sia reato anche solo il parlarne. Lo stesso Caprotti che ieri, intervenendo per la prima volta dopo la sentenza, sul Corriere della Sera, ha ribadito la necessità di denunciare “la stravaganza di quel sistema”.

“Fu Prodi a farmi decidere di scrivere quel libro”, ricorda Caprotti.
Era il 2004 e l’azienda versava in cattive acque per colpa di una gestione dissennata da parte di alcuni manager. Si parla di cessione di Esselunga agli stranieri. A quel punto intervengono le coop che si dicono disponibili per il bene del made in Italy a rilevare l’azienda di Caprotti. A sinistra ci si mettono un po' tutti, Bersani compreso, a far passare il concetto di un acquisto provvidenziale di Esselunga da parte delle coop per il bene dell'italianità. Ci si metterà anche Prodi, che, in diretta a Porta a Porta, sentenziò: “Ci sono le coop e c’è ancora Esselunga. Il governo le può mettere insieme”.

Fu quella la molla che spinse Caprotti a scrivere il libro denuncia,
campione di incassi in libreria e oggi nel mirino della censura, non perché dice cose diffamatorie, ma semplicemente perché data l’eco della pubblicazione, le coop ne uscivano danneggiate.

tratto da:

labussolaquotidiana.it

articolo di A. Zambrano